Domanda:
Perchè da poco tempo è possibile in Italia comprare banane piccoline?
2007-06-03 02:39:30 UTC
Molti si sono accorti che adesso nei supermercati sono in vendita banane piccole, ma gustose, provenienti dai paesi centro- americani. Perchè prima non arrivavano in Italia ?
La domanda è legata alla conoscenza delle leggi CEE..e allo studio dell'agronomia..
Quattro risposte:
Zauker
2007-06-03 04:42:54 UTC
Le banane sono oggetto di un aspro scontro commerciale tra USA e UE da molti anni.

Questo scontro viene spesse semplificato con il termine "guerra delle banane".

Ha origini passate e diversi risvolti, che nessuno di noi magari neanche immagina quando mangia con gusto una bella banana matura, sta di fatto che povertà sfruttamento e morti(si pensi ai desaparasidos) sono legati a questo conflitto.

Premessa:

La produzione di banane al 2005, era così ripartita: Chiquita (ex United Fruit, USA) 26%, Dole (USA) 25%, Del Monte (USA) 15%, Fyfes (anglo-irlandese) 8%; Noboa (Ecuador) 8%. Come si può vedere l’ 82% della produzione mondiale è in mano a 5 multinazionali du cui le 3 USA che detengono il 66%. I paesi maggiori produttori di banane sono Ecuador, Costa Rica, Colombia, Filippine, India, Cina, Brasile, Costa d’avorio e Camerun. Mentre Cina e India non esportano banane, ma la loro produzione è assorbita dall’enorme mercato interno, il Brasile, da parte sua, ha iniziato a produrre solo negli ultimi anni, grazie soprattutto ad enormi investimenti realizzati in questo paese dalle tre multinazionali statunitensi.

Cerco di illustrare brevemente cosa è accaduto in passato:

Le banane, originarie dell’Asia, si diffusero in Africa, e da qui nel periodo delle conquiste coloniali portoghesi furono diffuse nelle isole canarie e poi nell'america latina.

La multinazionale statunitense “United Fruit” (che oggi si chiama “Chiquita”), nel 1949 possedeva nel Centro America 1,4 milioni di ettari, la maggior parte dei quali concentrati in latifondi in Guatemala, paese in cui aveva fatto costruire la rete ferroviaria, per poter trasportare i propri prodotti verso i porti commerciali. In questi latifondi il prodotto principale era la banana che la “United Fruit” esportava negli USA e in Canada. Quando, nel 1954, in Guatemala, il governo progressista di Jacobo Arbenz minacciò di nazionalizzare quasi 200.000 ettari di latifondo, di proprietà della “United Fruit”, compromettendo la stessa produzione della banana, la multinazionale istigò gli USA a fare un colpo di stato per far cadere il governo di Arbenz.

Così fu fatto: gli USA invasero il paese con l’esercito e misero al potere un loro uomo di fiducia: Castello Armas e instaurarono un governo militare, che regnò parecchi decenni, dando vita ad una feroce repressione tristemente nota come “guerra sporca”, che produsse decine di migliaia di “desaparecidos” tra gli oppositori, nella maggioranza indigeni poveri che si opposero duramente al governo filo statunitense e alle misere condizioni di vita e di lavoro a cui erano costretti dalla multinazionale. Come quello guatemalteco, anche altri regimi, foraggiati da Washington, nel continente latinoamericano, hanno dato vita a repressioni contro qualsiasi movimento o persona che avesse messo in discussione il dominio delle multinazionali statunitensi.



La repressione aveva come obiettivo quello di garantire mano d’opera e trasporti a basso costo, a favore delle multinazionali USA, per un dominio senza rivali. Questa politica imperialista degli USA mostra lo stretto legame tra potere politico e potere economico. Nel caso del Guatemala si possono vedere questi legami osservando che l’allora Segretario di Stato USA, John Foster Dulles, e il direttore della CIA, Allen Dulles, avevano lavorato precedentemente come consulenti legali per la stessa “United Fruit”; lo stesso Segretario di Stato per gli Affari Interamericani di allora era John Moors Cabot, fratello di Thomas Cabot, Presidente della “United Fruit”.

E questo per mettere in chiaro chi è Chiquita...

I forti contrasti tra USA e UE nella commercializzazione della banana iniziarono sin dal 1975, con la cosiddetta “Convenzione di Lomé (Togo)” , in cui l’Unione Europea stabilì, sottoscrivendo il protocollo numero 5, che le banane prodotte nei 42 paesi membri dellAcp ( Africa, Caraibi e Pacifico) avrebbero avuto un accesso privilegiato al mercato europeo, abbassando le tasse di importazione e ponendo una serie di agevolazioni. In questa sede si elaborarono tutta una serie di quote e defiscalizzazioni per favorire le ex colonie europee.

Con l’allargamento dell’UE anche ai paesi dell’ex blocco sovietico, la richiesta di banane da parte dell’UE è aumentata e si sono aperti nuovi mercati. Le multinazionali USA delle banane si sono viste tagliate fuori da una fetta enorme di mercato, inoltre non hanno mai gradito l’alternativa che gli accordi UE e Acp proponevano ai consumatori europei.

Gli Usa, a partire dal 1993, danno vita alla nota guerra delle banane, facendo ricorso presso il WTO, per contestare l’accordo tra UE e Acp, con l’intenzione di poter far accedere le proprie banane in Europa e conquistare fette di mercato sempre maggiori. Si assiste quindi ad una guerra tra le dollar bananas e eurobanane, per il dominio dei consumatori europei. Le istituzioni dell’UE giustificarono la politica protezionista verso la banana, sostenendo che i trattati tra UE e paesi dell’Acp erano stati realizzati con il fine di aiutare e agevolare i produttori poveri dei paesi dell’Acp e quindi promuovere una politica di cooperazione allo sviluppo delle economie locali povere. Ma l’economista olandese Nico Roozen, uno dei fondatori del commercio equo solidale in Olanda, smascherò con i suoi studi le falsità di queste affermazioni, sostenendo, nel suo famoso libro L’avventura del commercio equo e solidale (Feltrinelli, Milano, 2003), che in realtà la politica perseguita dai paesi europei era quella di tutelare la posizione di privilegio degli importatori europei.

Basti dire che oltre il 90% di ciò che i consumatori dei paesi europei pagavano per le banane, restava negli stessi paesi europei e solo un 10% andava ai paesi dell’Apc. Dovendo poi calcolare le spese di trasporto e le tasse interne dei paesi produttori alle cooperative rurali africane restava assai poco o nulla.

Le multinazionali statunitensi fecero pressione nel 1994 sul governo USA, affinché il WTO imponesse un cambiamento della legislazione UE.

Nel 1999, il WTO, dopo 5 anni di liti e scontri diplomatici, riuscì a costringere l’UE a cambiare il proprio regolamento sul commercio delle banane in senso meno protezionistico. Ma USA e Ecuador (con a capo la multinazionale del ricco Noboa) non si videro abbastanza soddisfatti delle decisioni e convinsero il WTO a concedere loro la possibilità di emettere sanzioni commerciali all’UE, come ritorsione delle politiche europee protezionistiche.

Alla fine degli anni ’90 in Europa si assistette ad una crisi di sovrapproduzione di banane dovuta all’invasione di meno costose banane provenienti dall’Ecuador, dove a fronte ad una irreversibile crisi economica-sociale il paese risultava fra gli stati sudamericani quello fornito di piantagioni con i salari più bassi. Per capire meglio la situazione ecuadoriana di quell’anno, basti dire che nel primo semestre del 1999 in Ecuador il prezzo di una cassa di banane scese da 3,20 dollari a 2,00. Per sbloccare la grave situazione conflittuale, l’UE nel 2001 decise di liberalizzare progressivamente il mercato delle banane entro il 1° Gennaio 2006. Il 31 Gennaio 2005, l’UE ha comunicato al WTO la sua intenzione di imporre, a partire dal 1° Gennaio 2006, una unica tariffa doganale di 230 Euro per ogni tonnellata di banane importate da paesi extra europei, esclusi quelli dell’Acp.

Come vedete gli interessi in gioco sono molti ed alti.

Chi ci rimette veramente sono i produttori che in ogni caso vengono sfruttati o da multinazionali americane o europee.

L'unica alternativa valida ad oggi per non alimentare questa guerra sarebbe quella di acquistare le banane di "Ctm Altromercato" ovvero nelle botteghe equo solidali.

L'europa in campo agricolo è molto precisa e detta le regole, di quanti centimetri devono essere lunghe le banane, del diametro di mele e piselli.

Questa era una notizia del 2005 non so se è stata aggiornata:

“Secondo quanto stabilito dalla normativa comunitaria

la misura delle banane non deve superare

i 14 cm. I piselli non possono superare il diametro

di 5 mm; il fagiolino dovrà avere le seguenti

caratteristiche: diritto, senza fili, né semi, lungo

12 cm.

La notizia per quanto stupefacente, è vera,

ma ha una sua logica: quella di tutelare la

sicurezza dei consumatori. L’adozione di norme

comuni per le banane destinate al consumo

garantisce infatti la vendita di prodotti omogenei

e di qualità.

Non è una perversa invenzione dei burocrati di

Bruxelles, magari allo scopo di proteggere le

banane "europee". La dimensione del frutto è

un modo per misurarne il grado di maturazione;

fissando degli standard minimi si viene incontro

alle esigenze dei consumatori che hanno la

certezza di mangiare prodotti di sicura qualità.

Che non sia un’invenzione ce lo conferma il

fatto che queste norme erano già applicate

dagli Stati membri produttori prima ancora che

fossero armonizzate dalla normativa comunitaria.

Che fossero perversi anche i legislatori

nazionali? Non crediamo."

Alla luce di quello che è stata ed è la guerra delle banane, io ho i miei dubbi che le reali intenzioni del legislatore fossero la tutela del consumatore, penso più ad una tutela degli importatori europei....

buone banane a tutti
fairyeyes03
2007-06-03 02:56:25 UTC
quelle banane piccolissime e molto gustose le ho mangiate per la prima volta alle Seychelles dove le cucinavano immerse nel caramello:una delizia. Nei caraibi invece erano grandi come le nostre e potevamo raccoglierle direttamente dall'albero(mai fatto,troppo alte).Comunque sono diversi anni che le trovo nei supermercati soprattutto Conad.
Dino
2007-06-03 03:09:00 UTC
Qui finora sono arrivate banane vario tipo, e nessuno si è mai preoccupato di sapere che nome avessero. In Brasile, ricordo c'erano una decina di nomi, come usiamo qui per le mele, pere, etc., e questo da molto tempo. Evidente che i mercati si evolvono, cambiano, e anche l'agricoltura.
2007-06-03 02:54:13 UTC
Perchè quelle grandi non si mangiano più ma le si usano per altri scopi...


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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