Domanda:
mi dite un sito di dove parlano dei contadini lucchesi?
2007-11-09 08:21:03 UTC
devo fare una ricerca entro lunedi
Cinque risposte:
2007-11-11 00:32:16 UTC
CONTADINI LUCCHESI



Sebbene negli Statuti anteriori al 1372 non ci sia riuscito di trovare prescrizioni sopra il Capitano o Bargello del Contado, tuttavia questo ufficio fu esercitato effettivamente fino dai primi anni della signoria de' Pisani su Lucca. Nello Statuto del 1372, probabilmente a conferma di leggi o consuetudini antecedenti, è ordinato, che de' tre Cavalieri o Soci del Potestà, uno sia Capitano del Contado lucchese. Nella elezione di esso, avvenuta il 10 Dicembre dell'anno medesimo, pare però che si facesse una lieve modificazione alla sua autorità, ordinando che non avesse possanza di mettere alcuno al tormento, ma solo di catturare i rei e darli in forza del Potestà. Molto più importante, e consigliata da diverso concetto o piuttosto da necessità più urgenti di pubblica sicurezza, fu la riforma che dello stesso ufficio si decretò il 15 Giugno 1392, sulla proposta della Balia de' Ventiquattro, eletta a rinnovare la costituzione della Repubblica dopo il trionfo della fazione de' Guinigi. E fu, che quindi innanzi si eleggesse un buono ed egregio Capitano del Contado e del Distretto, con un notaio, trenta famigli di diverse armi a piedi e a cavallo, con facoltà di visitare, governare e reggere esso Contado e Distretto, comporre e costringere gli abitanti a vivere in pace e onestamente; reprimere le violenze, l'oppressioni e le ingiurie; procurando così la quiete e la pace del paese, in modo che chi voglia vivere del suo sudore, possa vacare all'agricoltura, sotto la protezione ed obbedienza del Comune di Lucca. Debba di più purgare il paese dai banditi, dai delinquenti e condannati; catturarli ed eseguire in loro le sentenze di morte, in quel modo che saranno state pronunciate; i condannati in denaro debba catturare e consegnare al Potestà per il pagamento della pena; i vagabondi, e gli uomini di cattiva fama e condizione, sia tenuto a cacciarli dal territorio, sottoponendo i vagabondi forestieri al tormento, anche senza indizio d'infamia ; anzi, generalmente, su tutta questa classe di persone, abbia mero e misto imperio, salvochè non possa metterle a morte, nè tagliare loro più d'un membro. Abbia pure giurisdizione contro i ricettatori ed altre assai potestà che si leggono espresse nella stessa riformagione, la quale conclude col nominare a tale ufficio Ser Federigo de' Calandrini da Sarzana. È probabile che la già larga possanza del Capitano del Contado fosse accresciuta nel 1395, anno di cui mancano le riformagioni. Il che pare che debba desumersi da ciò che si operò nel Consiglio Generale de' 22 Luglio 1398. Infatti Lazzaro di Francesco Guinigi, allora arbitro della cosa pubblica, vi espose che nei tre ultimi anni l'opera del Capitano, con gran famiglia a piedi e a cavallo, era stata utilissima nella persecuzione dei banditi e de' nemici del Comune, ma che ora, essendo diminuito il bisogno, si dovesse anche diminuire la spesa col riformare l'ufficio. I capitoli di questa riforma, che si approvarono di lì a due giorni, per ciò che spetta all'autorità del Capitano, non sono punto dissimili da quelli del 1392; onde è a concludere che nel tempo di mezzo fossero stati accresciuti. Questa volta fu eletto Gio. Andrea degli Arcolani da Faenza, che congiunse il Capitanato colla qualità di Officiale della Dovana. Paolo Guinigi mantenne il Capitano del Contado presso a poco nello stesso grado, come può vedersi dai capitoli ripetutamente rinnovati il 25 Agosto 1401, 4 Luglio 1405 e 8 Febbraio 1409.

Dopo la caduta di Paolo, nel tempo della lunga e dispettosa guerra che tanto straziò la nostra campagna, pare che fosse stranamente peggiorato l'umore de' contadini; tantochè il Consiglio Generale adunato il 19 Ottobre 1438, si propose di trovar modo "ad refrenandas superbias rusticorum., qui propter Impunitatem delictorum in dies magis molestie efficiuntur civibus". E perchè Ser Bartolomeo de' Paraventi da Todi, allora Maggiore Officiale di Custodia, cioè Capitano di Lucca, pareva uomo da ciò, fu risoluto di affidare a lui la non facile Impresa, dandogli titolo di Capitano di Custodia della Piazza e Loggia della città, ed insieme di Capitano del Contado, Distretto e Forza di Lucca. In quest'ultima parte l'autorità sua si determinò mediante un regolamento, dove si disse al solito che fosse principalmente di perseguitare i banditi, i vagabondi e malviventi della campagna; ma gli si dette balia più grande dell'ordinario, col diritto d'infliggere in certi casi anche l'estremo, supplizio, e di condannare fino a 25 lire, senza processo e scrittura, e solamente sulla propria coscienza. Fu bensì affidata agli Anziani ed al Gonfaloniere di Giustizia la vigilanza verso così arbitrario e pericoloso magistrato, ed il diritto di cassarlo anche improvvisamente, quando desse segno di opprimere gli Innocenti. Lo Statuto del Regime, compilato nel 1446, In due lunghi capitoli (XL e XLI), determinò nuovamente l'elezione, l'uffizio e la potestà Barigelli seu Capitanei Comitatus. Ma tali ordini, per quanto coll'essere scritti in quel codice, dovessero tenersi come normalmente determinati, furono invece ripetutamente modificati, col farne nuove compilazioni, e con giunte e resecazioni; poi, nell'atto delle nomine annuali, si venne di mano in mano a diminuire l'autorità di esso Bargello, il quale in conclusione divenne il capo degli ordinari esecutori delle Sei Miglia, appunto come il Capitano o Bargello urbano, ch'era ridotto a soprintendere agli sbirri della città, senza autorità propria, al servigio di altri magistrati. Nel progresso de' tempi s'erano assai mutati i costumi de' contadini lucchesi, a paragone di quando si era creduta necessaria la mano di ferro d'un uffiziale arbitrario per reprimere la violenza, i dissidi e la superbia di essi. I cittadini, cominciando dalla seconda metà del cinquecento, avevano rivolto i loro affetti ed i denari già guadagnati colla mercatura, alle possessioni campestri, ed al miglioramento della coltivazione, della quale erano venuti a godere grandemente i campagnoli. Mediante il contratto di mezzadria, già noto fra noi fino in antico, ma ne' secoli più vicini esteso generalmente ai possessi di colle e di mezzo monte che tengono tanta parte del territorio, s'erano i contadini amichevolmente avvicinati ai padroni, che avevano preso a moltiplicare straordinariamente le ville e le villeggiature. La pianura, a mano a mano diboscata e ridotta a coltura per mezzo de' livelli, era venuta quasi tutta nel possesso de' contadini; i quali, pagati i canoni, ordinariamente assai moderati e riscossi senza durezze, potevano dirsi signori de' campi dove abitavano. Se le discordie e le guerre, le quali dal dugento fino alla metà del cinquecento non erano cessate mai, avevano recati danni estremi all'agricoltura, fatto povero e cattivo il contadino lucchese, e forse prodotto alcun che di simile al moderno brigantaggio; venuti poi tempi migliori, in grazia della pubblica quiete, della mitezza del governo e delle imposte, della partecipazione al possesso della terra, e per la protezione e moderazione dei padroni, s'era rinnovato e mollificato il carattere di quella classe. Tantochè, negli ultimi tempi della Repubblica, il villano lucchese, generalmente contento della sua condizione, dirozzato ed in un certo suo modo incivilito, fu rispettoso alle leggi, affezionato ai padroni, e fedelissimo a quel governo, che vide cadere con rammarico, e se fosse stato in suo potere, avrebbe sostenuto. Con costui sarebbe stata pertanto fuor di luogo l'antica autorità del Bargello campagnolo, la quale rimase scritta nello Statuto del Regime, ma come lettera morta. A rendere meno necessario questo pubblico uffiziale, dovette concorrere però anche la istituzione delle nuove circoscrizioni giudiciarie, che sullo scorcio del cinquecento e nel secolo dipoi si moltiplicarono, onde fu più davvicino ed assiduamente provveduto alla vigilanza della campagna.

Il Salario del Capitano del Contado e della sua corte, fece carico ai contadini sottoposti alla sua giurisdizione. S'imponeva a seconda dell'Estimo; ed a suo luogo vennero descritti i libri che rimangono di siffatta imposta (V. addietro a pagg. 161, 166 - 167). Degli atti propri del Capitano, cioè libri di processi, sentenze, introito ed esito delle condanne ec., quelli che restano, e che si trovarono in grandissimo disordine fra i provenienti dalla Camera delle Scritture, saranno descritti qui sotto. Il più antico è del 1342; il più moderno del 1509. Giova però ripetere la dichiarazione che facemmo discorrendo degli atti del Capitano del Popolo o della Città; ed è che le due serie hanno molta relazione fra loro, specialmente perchè alcuna volta uno stesso personaggio ebbe l'uno e l'altro uffizio insieme, e non si è trovato modo di farne una divisione regolare.

Vi fu per alcun tempo un terzo Capitano o Bargello, quello cioè della Montagna, ossia delle Vicarie e delle Potesterie, di cui si possono leggere i Capitoli decretati il 15 Giugno 1520. Ma non ebbe durata e non restano sue scritture. Del Commissario delle Montagne, istituito dipoi, e che fu come una trasformazione del Capitano, si troveranno le scritture nella serie che seguita.





1342 Novembre 4- 1343 Gennaio 25 1 Infrascripte sunt Condepnationes facte per me Pinum Bindini de Biblena, Officialem Sex Miliariorum luc. Comunis pro nobili et potenti milite dom. Dino de Roccha Vicario etc., ac etiam pro prudenti viro Ser Scarlacto Capitaneo et Conservatore luc. Civitatis eiusque Fortie et Districtus. Sub annis Dom. a Nativitate eiusdem Millesimo. CCC. XLII. etc. diebus et mensibus infrascriptis.

In 4.° n. n.

Sono condanne per porto d'armi, per mancanza di venire agli ordini, per trasgressione di denunzie delle bocche de' Comuni, ed altre simili, pronunziate da questo uffiziale dei vittoriosi Pisani nei primi mesi della loro signoria; il quale è parso che fosse da considerarsi come un Capitano di Contado, benchè non ne avesse precisamente il titolo.

1356 - 1363 2 - 11 (Tit. est. e mod.) Capitano del Contado.

In 4.° Volumi 10.

Registri di condanne pecuniarie, o meglio d'introito ed esito delle multe inflitte da Francesco Castroni (1356) e da Giovanni da Rasignano (1358-1363). Capitani del Contado lucchese per i Pisani. D'altri che ebbero lo stesso ufficio, fra il 1343 ed il 1356, non si hanno qui libri.

1370 - 1389 12 - 26 (Tit. est. e mod.) Capitano del Contado.

In 4.° Volumi 15, alcuni de' quali formati di frammenti.

Atti diversi degli infrascritti Bargelli dei Contado, stati in uffizio nei primi tempi della libertà ricuperata.

Francesco d'Arezzo (1370).

Silvestro Ser Locci dom. Ranieri de' Caciotti o Castriotti, da S. Gemignano (1371 - 1372).

Nicolao Ciani, da Recanati (1376).

Angelo q. Angeli, da Spoleto (1377 - 1378).

Parigino q. mag. Iohannis, da Perugia (1378).

Francesco Iacopi, da Fano (1381).

Ser Noccio Ser Petri de Iudis, da Firenze (1381 - 1382).

Nicolao de' Pinitensi, da S. Miniato (1382).

Parigino anzidetto (1385).

Iacobo q. Mucciarelli de' Gobbi, da S. Angelo in Vado (1386 - 1389).

1395 – 1397 27 - 29 (Tit. est. e mod.) Capitano c. s.

In 4° Volumi 3.

Sono atti dei Capitani di Balia del Contado, con accresciuta autorità, di cui si disse nella illustrazione. Furono;

Agostino Paoli de' Beccatelli da Volterra (1395 - 1396).

Giovacchino Uberti de' Conti di Mutigliana (1396 - 1397).

1398 Settembre - 1399 Settembre 30 (Tit. est. e mod.) Capitano c. s.

In 4.°

È il libro Malleficiorum di Giovanni degli Arcolani da Faenza, Capitano dopo la moderazione decretata nel Luglio 1398.

1405 – 1429 31 - 49 (Tit. est. e mod.) Capitano c. s.

In 4.° Volumi 19, alcuni in forma ordinaria, altri a modo di vacchetta.

Contengono atti dei Capitani del Contado sotto il dominio di Paolo Guinigi; cioè di

Iacobo de' Bovi, da Bologna (1405 - 1406).

Gabriello Iacobini, da Parma (1412).

Giovanni de' Griffi, da Sarzana (1414 - 1420).

Giovanni de' Piri, da Parma (1421 - 1423).

Benenato di Giovanni Michelini, da Rigo Maggiore della Riviera e Contado di Genova (1423).

Bartolomeo Cortesi, da Pavia (1423 - 1426).

Giovanni de' Griffi anzidetto (1426 - 1429).

1441-1509 50 - 102 (Tit. est. e mod.) Capitano c. s.

In 4.°, di diverse forme c. s. Volumi 53.

Sono libri di più qualità de' Capitani del Contado, che alcuna volta unirono anche l'ufficio di Maggiri Officiali di Custodia, di Capitani di Loggia, ossia il Capitanato urbano, come già fu avvertito.

Per le stesse ragioni che furono espresse discorrendo del Capitano della Città, ch'ebbe vicissitudini molto simili a quello del Contado, è parso inutile riferire i nomi di chi esercitò questo ufficio nei tempi più vicini a noi.
lubeccastyle
2007-11-10 19:38:49 UTC
www.archivi.beniculturali.it/ASLU/patrim...



O VEDI SUL COMUNE DI LUCCA...



CI@
stella
2007-11-10 16:35:43 UTC
www.archivi.beniculturali.it/ASLU/patrimonio/capitanocontado.html







ciauuuuu:)
Sibilla
2007-11-09 16:49:39 UTC
come -contadini lucchesi - ci sono tanti siti, perciò non so se riesco ad accontentarti, prova qui



http://www.comune.lucca.it/ASS_VOL/lucchesinelmondo/storia.html
Ramona S
2007-11-11 14:29:13 UTC
vai su google e cerca


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